
Non quello fuori: quello è già guasto di suo. Quello dell'ufficio.
E' che non riesco a non prendermela. Quando si lavora male mi incazzo. Quando mi fan perdere tempo con le riunioni inutili non so fingere. Magari non dico niente, ma mi si legge in chiaro. Si vede che non son lì: ho il culo posato sulla sedia ma tutto il resto è da un'altra parte.
Poi lo stesso mi capita fuori. Le cose che non girano mi fan bollire il sangue. Le persone o i comportamenti che non tollero mi provocano subito allergie evidenti.
Mi incazzo, sbuffo, litigo, faccio smorfie, tengo il muso.
E per le cose belle piango. Di emozione. Di contentezza.
Rido, anche. Spesso.
Son così, son fatto a spigoli. Non riesco a scivolare fra le cose, a passare tra le maglie.
Mi impiglio e mi dibatto.
E poi, quando ne esco, il fiato è così corto che mi trovo inerte davanti alle occasioni.
Ma per vivere, il modo che conosco è solo questo. E' il mio.
Continuerò lasciando che sia il vivere a limare quel che deve.
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