Ogni volta che lo vedo, “l’Inceneritore”, mi si ritorce dentro qualcosa.
L’inceneritore è una chiesa: un colossale cubo di cemento con un camino in cima e con sopra una croce al neon. Da fuori quel che si vede è questo.
Dentro invece è un florilegio di mosaici, sbalzi in bronzo, ardite soluzioni architettoniche e decorazione ispirate e ispiratrici di fervore divino.

Sì, perché, tra i progetti proposti per la chiesa nuova ha voluto e preteso (invece che spendere in opere di carità di cui tanto si riempie la bocca da in cima al pulpito) una costruzione - parole sue - “Monumentale” per celebrare la grandezza di Dio, o forse la sua.
Solo che, per tirare su quel mostro, s’è dovuto indebitare vendendo ogni pezzetto di terreno circostante ed ora la sua chiesa, vuota cattedrale nel deserto, è circondata da ogni lato da palazzi e spunta appena con quel suo camino che grida vendetta. È ancora un monumento, certo: alla stupidità dell’ambizione umana.
1 commento:
Clapt Clapt.
Veramente stupidità umana.
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